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Piazza Trieste

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Piazza Trieste

Piazza Trieste, con il suo iconico terrazzo, punto di incontro dei palazzi e delle chiese più antiche del borgo, offre anche un'altra suggestione propria del nome che porta. In tutte le stagioni, soprattutto nel tardo pomeriggio vi si può godere una brezza fresca, tipica delle colline di Montecosaro, non la Bora tanto famosa, ma qualcosa di più piacevole, che con leggerezza ne ricorda ed evoca l'origine.
Piazza Trieste
Vista da uno dei Palazzi che incornicia la piazza

Dettagli

PZA Trieste 1
+39 0733 560 711

Comune di Montecosaro

In Piazza Trieste da Luglio 2025 è aperto al pubblico lo spazio di informazione e accoglienza turistica IAT di Montecosaro. Info di contatto: 366 635 1741 ORARI di APERTURA LUN: CHIUSO MAR: 16:00 - 20:00 MER: 16:00 - 20:00 GIO: 16:00 - 20:00 VEN: 9:30 - 12:30 16:00 - 20:00 SAB: 9:30 - 12:30 16:00 - 20:00 DOM: 9:30 - 12:30 16:00 - 20:00

Fino al ‘700, l’odierna Piazza Trieste era solo un luogo di passaggio. La successiva costruzione fra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 della Collegiata e del Teatro le conferì nuova importanza, diventando il cuore civico di Montecosaro. Dopo l’Unità d’Italia, fu intitolata a Vittorio Emanuele II, poi ribattezzata Piazza della Libertà. Il nome attuale, Piazza Trieste, fu scelto negli anni ’20 in omaggio alla città giuliana. Il suo elemento distintivo è l’elegante terrazzo con balaustra in marmo, realizzato nel 1927, che ne ha arricchito il panorama e oggi ospita diverse attività commerciali.

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Una spazialità semplice e armoniosa

Questo spazio, oggi una delle destinazioni immancabili del borgo, fino a metà del XVIII° sec. null'altro era che una via di transito dai palazzi Laureati e Cesarini per arrivare al Convento Agostiniano. La realizzazione della Collegiata e del Teatro fra la fine del '700 e gli inzi dell'800 le hanno conferito una nuova valenza, data anche la presenza del Palazzo Pubblico, sede di governo del borgo. Circa la denominazione, abbiamo certezza che dopo l'unità d'Italia (1861) venne intitolata a Vittorio Emanuele II e successivamente mutata in Piazza della Libertà. Agli inizi degli anni '20 del '900 assume l'attuale toponimo, carico anch'esso di un alto valore simbolico, in omaggio alla città giuliana che per tanti anni è stata contesa prima all'Austria, poi alla Jugoslavia. Nel 1927 viene realizzato, ad opera del costruttore civitanovese Fioretti. un elegante terrazzo con balaustra e scalinata in marmo che ne impreziosisce il lato destro, ove era presente un terrapieno a sorreggere e delimitare quel lato di Sant'Agostino. Oggi il terrazzo, sotto le cui logge sono confluite negli anni diverse bottege e attività, è l'emblema stesso della piazza, il suo tratto distintivo e inconfondibile.

" [...] La ricostruzione settecentesca del complesso agostiniano di Montecosaro è stata il principale motore della trasformazione urbanistica dell’intera area circostante che, tra il 1783 ed il 1809, raggiunse faticosamente quella spazialità semplice ma armoniosa che vediamo ancora oggi immutata (solo la terrazza balaustrata di piazza e le “botteghe” sottostanti sono del 1927). La ricostruzione agostiniana (convento, chiesa e torre), infatti, ma ancora prima quella della parrocchiale di Santa Maria e San Lorenzo (elevata a Collegiata con rendite e canonicati), precedono di molti lustri, motivano ed orientano l’intervento comunale successivo. La più decisa capacità di innovazione da parte ecclesiastica è tanto evidente quanto evidente è il lento e travagliato corso dell’iniziativa pubblica che, tra continui intoppi e ripensamenti, si protrasse per quasi trent’anni e con risultati più modesti, se si guarda ai singoli edifici: le Logge, la nuova torre civica, il teatro ricavato negli spazi de palazzo pubblico, la piazza Maggiore (oggi piazza Trieste), l’allineamento del palazzo Cesarini (già Palazzo dei Priori) a quello pubblico (ex Palazzo Vecchio), tutto viene tirato su a forza di faticosi prelievi fiscali e qualche rara sovvenzione del governo centrale; sempre al risparmio fino all’ultimo baiocco, sempre rattoppando e integrando. [...]

(fonte: Centro Studi Montecosaresi / Il Convento Agostiniano)

 

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